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Villa_SchiaviSabato 6 alle ore 15,30 a Villa Schiavi a Sermide si aprirà l'Anno Accademico dell'Università Aperta con la presentazione del libro "Quando le ombre si fanno lunghe" di Rita Salvadori a cura di Zena Roncada. Alle 17,30 vernice della Mostra "L'altra metà dell'arte" con l'esposizione di 100 opere di 22 artiste.

Il femminile nell’arte è sempre stato presente, ma come elemento ispiratore, strumento di attenzione, persuasione e di esaltazione per l’atto artistico in sé. La donna è strumento di elevazione, quasi di “beatificazione” per l’artista in ogni tempo, dalle statuette a figura femminile di epoca preistorica, più legate all’archeologia che alla storia dell’arte, passando da La Gioconda di Leonardo fino ad arrivare alle sinuose e morbide forme di Klimt, solo per citare alcuni esempi celebri.

L’aspirazione importante di questo evento è proprio la presenza femminile dall’altra parte della tela, dell’obiettivo o del materiale da plasmare; l’entusiasmo e l’orgoglio è nell’essere artiste, nel bisogno di comunicare e di esprimersi, non necessariamente in quanto donne, ma benché donne.

Le forme di espressione scelte sono molto varie, così come varia è la natura umana, così come sono differenti i caratteri e le sensibilità di ogni donna. L’arte può rappresentarle tutte nella loro unicità.

Gli stili delle due fotografe sono già esplicativi proprio di queste diversità, pur utilizzando lo stesso mezzo. Ada Paganini scruta lo spazio che la circonda, fino a carpirne e fissarne gli aspetti più poetici e intimi nelle sue fotografie; ben diverso è l’approccio di Federica Bottoli, attenta a studiare e plasmare l’immagine, prima con gli occhi e con le mani, come una scultrice, e solo poi con l’obiettivo.

Anche il contatto con la materia da plasmare offre un ventaglio vario di tecniche, mezzi e risultati. Barbara Testoni realizza oggetti in vetro, che sfruttano le caratteristiche di trasparenza e modulazione del colore tipici del suo mezzo espressivo, e vetrate artistiche in stile Tiffany, che richiamano le linee morbide e gli spazi eterei e fioriti delle architetture Art Nouveau.

Il lavoro di manipolazione e legato in qualche modo alle antiche botteghe, si ritrova nelle scultrici Natascia Grazioli ed Elisa Butturini. La prima, ceramista, crea figure reali e fantastiche, ricche di movimento, dove gli spazi vuoti ben compensano i pieni dipinti in colori tenui che lasciano però sempre intravvedere la materia. La seconda plasma, con metallo e vetro, figure ispirate alla natura, ai fiori, all’extrasensorialità, ad un mondo da ricercare, da immaginare e da reinventare e non limita il suo lavoro alla scultura, ma applica lo stesso linguaggio e la stessa attenzione anche nelle opere a due dimensioni.

Interessanti e particolarissimi sono i piccoli mondi creati da Emanuela Briani Cagnin. Il fruitore ne viene coinvolto, rapito ed è pronto ad esplorarli seguendo strade di cocci colorati o trame tessute su tela greggia come un umile pellegrino.

Anche la rappresentazione pittorica offre importanti spunti di confronto.

La stessa riproduzione dell’elemento floreale viene interpretata e rivista. Claudia Bombarda osserva e ripropone in modo preciso i fiori, riuscendo a dare spessore e profondità all’immagine, grazie ad un’ottima tecnica pittorica. Anche Clelia Regina Gandini indirizza la sua ricerca sui fiori, ma li rappresenta nella loro essenza mettendo da parte il realismo a vantaggio del colore e del movimento.

Iperrealista e legata al mondo naturale è Maria Luisa Onestini. Si è dedicata allo studio e alla rappresentazione degli uccelli raccogliendone i risultati nella serie Mondo Alato; le immagini degli animali sono di una precisione quasi enciclopedica, ma accanto al forte realismo traspare un sentimento di attesa, la filosofia della pazienza, quasi fossero rappresentati i guardiani del tempo.

Le porte di altri mondi, quelli sommersi e ovattati, ci vengono aperte da Barbara Ghisi; grazie all’uso di resine, di materiali marini e di sfondi ben predisposti, l’artista riesce a trasformare pochi segni colorati in coralli, trasportando l’osservatore in un luogo dove regna il silenzio e il profumo del mare.

Spazi e paesaggi sono proposti da tre pittrici. Laura Attolini fissa ambienti in sequenze sempre più ravvicinate, quasi ad indicare un percorso per la vista e per la mente, come in una striscia cinematografica. Oltre a dedicarsi alla tecnica pittorica ha recentemente prodotto opere in vetro e lampada, con cui crea architetture di luce. Luisa Vezzosi ed Enrica Pellicciari dipingono i paesaggi della memoria; rendono sulla tela quelle sensazioni che sono nei ricordi e nelle esperienze comuni riportando a galla l’emozione del vissuto. La figura umana trova particolare spazio e senso nei dipinti di diverse artiste. Beatrice Borroni rappresenta i corpi in modo originale, dando ai visi e alle membra una plasticità e una forza espressiva quasi scultorea, tridimensionale, pur muovendoli in spazi assoluti e irreali. I visi di Iva Recchia sono prodotti al negativo; il segno grafico incide sul foglio tratti che acquisiscono valore solo in relazione con gli spazi lasciati bianchi. Molto attenta al realismo è Sabrina Zapparoli che, grazie ad un buon disegno e all’attenzione ai particolari, propone ritratti di personaggi così celebri da diventare icone senza tempo.

Iperrealiste non solo nei ritratti ma anche nelle nature morte sono Cinzia Bevilacqua e Alessandra Sempreboni. Quest’ultima, attenta e ossessiva per ogni particolare da rappresentare, dipinge il vero in modo fotografico giocando però con le trasparenze, le rifrazioni della luce e i volumi mossi dal vento. La Bevilacqua rappresenta invece un atto della narrazione, un momento immobile che si dilata nel dipinto; una pila di libri sul punto di cadere, l’ombra di un gatto, curioso per natura, in salto verso oggetti con cui giocare... Ed ecco che una natura morta prende vita.

Non mancano opere astratte, tutte ispirate e spinte da motori differenti. Chiara Zuini lascia guidare il suo pennello dalle sensazioni suggerite dalle melodie che ascolta mentre dipinge; il colore, i tratti e i respiri, filtrati dalla sensibilità dell’artista, imprimono ed esprimono le note e le emozioni che solo determinati accordi riescono a far vibrare nell’intimo. I dipinti di Giuseppina Lascari sono efficaci nel rendere, attraverso la difficile tecnica dell’acquerello, l’essenza poetica da cui nascono. Ogni elemento aggiunge una parola, una rima, un’impressione, un’illusione all’incipit del dire, poesie che vanno ascoltate in silenzio e sussurrate. Al contrario chiedono ascolto ed attenzione le opere di Olimpia Biasi; i colori forti, esplosivi attirano anche l’osservatore più distratto, sconvolgono. Le diverse tonalità utilizzate fanno sentire caldo o freddo, cambiano l’umore, sono un perfetto e potente mezzo di contatto col fruitore. La sua arte non si limita alla pittura, ma spazia anche nella creazione di gioielli realizzati con importanti rilievi e tagli per dare più spessore.

In continua ricerca, di materiali e di tecniche espressive, è Matilde Trapassi; unendo abilità artistiche con aspetti tecnici legati alle arti applicate, crea interessanti opere polimateriche, riuscendo a trovare l’essenza dell’arte negli oggetti che tutti i giorni passano, insospettati, tra le nostre mani.

Poche righe per ciascuna artista, una chiave di lettura per una collettiva originale e ricca di spunti intellettuali, una spinta a guardare con occhi diversi ciò che ci circonda.

 

Alessandra Moreschi

Critica d’arte