Che cosa vuol dire Dimóndi?
Esistono forse una persona o un personaggio chiamati Dimóndi?
In realtà non esistono. Dimóndi è una parola piuttosto frequente nelle parlate
padane – intendiamo della gente che è nata e vive sulle sponde del Po – soprattutto
nella Bassa Lombardia e in Emilia.
Dal punto di vista del significato dimóndi è l’equivalente di “tanto, parecchio, molto” e vuol dire una quantità rilevante di cose, pur restando indefinita, e non misurabile.
Ma la parola dimóndi è soprattutto, per tanti gruppi umani legati al Po, la “cifra” di un’identità che si manifesta in golosità a tavola, in vivaci contrapposizio-ni religiose, più o meno paganeggianti, in un gioioso sesso solare (o lunare) vissuto quasi innocentemente, nella passione politica, nei divertiti comportamenti burleschi, nell’attaccamento alla famiglia, nella litigiosità irriducibile. È una cifra che viene vissuta – non solo osservata e contemplata –che sfocia in atti di follia, di meschinità, esagerazione e aggressività che avvicinano tali gruppi alla natura ed insieme all’umanità più alta.
Gli studiosi di scienze umane potrebbero essere tentati di ricercare un prototitpo del tipo padano-fluviale nel personaggio di Tartarin de Tarascon del romanziere francese Alphonse Daudet, personaggio sul quale i raggi del sole di Provenza provocavano sentimenti, atteggiamenti e azioni fuori dal normale.
Ma l’uomo padano-fluviale è forse più saggio e vivace di Tartarin: egli sa entusiasmarsi e godere la vita, sa odiare furfanti e maliziosi, sa irridere potenti e prepotenti; non rifugge dalle spacconate contadine; i suoi valori si chiamano amicizia, carne, sorrisi, abbracci, carezze e sberle.
Dimóndi non è dunque il nome di un individuo e neppure la definizione di un clan, ma la cifra che segna un gruppo umano il quale vive e condivide con gioia e sofferenza la vita dura e affascinante a ridosso del grande fiume.
Giovanni Freddi