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copertina_incendio_169x240.jpgI gloriosi episodi del Risorgimento sermidese rivivono nel libro “L'incendio di Sermide” a centossessant'anni di distanza.

Sermidiana ne ha curato la pubblicazione in collaborazione con l'Amministrazione Comunale.

 

La presentazione di Siro Mantovani

IL RISORGIMENTO DELLA MEMORIA

Se dovessimo stabilire quale avvenimento della storia di Sermide meriti un posto nei manuali scolastici, indubbiamente i fatti del marzo-luglio 1848 spiccano su tutti. In quei quattro mesi, a noi lontani seppur civicamente prossimi, il piccolo borgo del Po fece parlare di sé in tutta la penisola al pari di Milano, Venezia, Brescia e Bologna.

Va quindi elogiata l’iniziativa dell'Amministrazione Comunale tesa a celebrare il 160° anniversario di quegli eventi affidando a 'Sermidiana Magazine' la cura di una pubblicazione che ne rinnova la memoria soprattutto fra le giovani generazioni. Il progetto editoriale che vi apprestate a sfogliare spicca per originalità compositiva, ricchezza dei contenuti ed eleganza tipografica con tutti i crismi dell’opera storiografica: indipendenza di giudizio, cura delle fonti e scrupolosità scientifica nell'analisi dei fatti. Il meticoloso lavoro redazionale ha scaturito un testo allo stesso tempo congruo e divulgativo; la sua preziosa funzione è quella di soddisfare lo studioso di professione e corroborare le carenze di chi approda alla storia sporadicamente. Le diverse sezioni raccolgono per la prima volta in un unico corpus i documenti originali dell'epoca, le immagini, gli scritti integrali dello storico locale Gaetano Mantovani e i proclami austriaci, presentando così anche il versante “avversario” nell’ambito di una ricostruzione organica. Le splendide tavole di Severino Baraldi tolgono al costrutto l’ingessatura accademica, conferendo ai fatti l’immediatezza della visibilità.

I moti risorgimentali determinarono l'unità d'Italia; meglio si comprende la contemporanea storia repubblicana alla luce di quelle precedenti vicende politiche e militari. Sermide entra di diritto nel novero delle città che hanno scandito la nascita della nazione; nè è conferma la medaglia d'oro al valor patrio ricevuta da Re Umberto I nel 1899 assieme al titolo di Città e di “Leonessa del Po”. I quattro mesi dell'insurrezione antiaustrica hanno trasformato Sermide in una sorta di laboratorio rivoluzionario caratterizzato da impeti garibaldini (parecchi furono i giovani locali al seguito del Generale), strategie cavouriane, aspirazioni neoguelfe, federaliste, monarchico-costituzionali. Tutto sembrò bruciare nel fuoco che il 29 luglio 1848 devastò brutalmente la città, tragico epilogo destinato a ripetersi quasi un secolo dopo con i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ma in quelle straordinarie giornate della primavera-estate 1848 un apparente tumulto di campagna in realtà è entrato nella Storia, perchè se il Risorgimento fu - come fu - fondamentalmente un moto borghese scaturito dai cenacoli intellettuali e negli studi professionali, la sua contagiosa prorompenza ha trovato in certi casi il sostegno popolare. Come a Sermide, dove la rivolta riscosse il fervore in tutti gli strati della cittadinanza per il definitivo affrancamento dal giogo austriaco. Dominio in realtà non così soffocante, ma i tempi sembravano maturi per concretizzare le aspirazioni nazionali. In quel coacervo di passioni e lotte si innalzano vicende ammantate di leggenda, come le gesta delle donne sermidesi, protagoniste anche sulle barricate, chi come staffetta chi a caricare le spingarde; tutte ad incitare i propri uomini. Da non trascurare, poi, il ruolo della locale comunità ebraica, determinata a sostenere la causa con i suoi giovani idealisti, gli uomini di cultura e i politici raffinati, oltrechè gli indispensabili stanziamenti.

Le intrepide giornate del '48 sermidese si prestano ad una ricostruzione narrativa: dall'assalto agli ulani in contrada Borgovecchio (oggi via Indipendenza) fino all'incendio ricordato in versi dal Carducci, passando per la camicia rossa Bozzini e i proclami del barone di Perglas, pathos e suspence basterebbero per un'ipotetica sceneggiatura. Questo libro ha il merito di riaccendere i riflettori su avvenimenti relegati per troppo tempo nel baule delle chincaglierie d'epoca. A quei giorni deve essere restituito lo splendore che la patina del tempo e la smemoratezza degli uomini hanno offuscato.

Via XXIX luglio, Milazzo, Crispi, Mentana, Cavour, piazza Garibaldi. Invitiamo i giovani a ripercorrere le strade di Sermide con spirito nuovo e questo libro in mano. La nostra storia ci permette di sapere chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti; dal passato possiamo apprendere come determinare il futuro. È l'occasione per far risorgere la memoria.